Alla 'fin del mundo'
- Giulia Castellani
- 23 mag 2023
- Tempo di lettura: 4 min

Le prime tre settimane in Sud America le passiamo ad esplorare la Patagonia seguendo la tipica rotta turistica: Punta Arenas, Puerto Natales, il "circuito W" a Torres del Paine, El Calafate con il meraviglioso Perito Moreno, El Chalten e San Carlos de Bariloche. Dopo Bariloche ci spostiamo a Puerto Varas dove abbiamo prenotate un piccolo camper van che nel giro di 3 settimane deve accompagnarci per tutta la "ruta 40" che attraversa l'Argentina in lunghezza da sud a nord fino ad arrivare a San Pedro de Atacama (nuovamente in Chile), ultima fermata prima di entrare in Bolivia. Una volta seduti alla guida di Wilma (così abbiamo chiamato il nostro piccolo van) decidiamo di tornare un po' a sud prima di iniziare la risalita verso nord. E così dopo un paio d'ore di guida e una traversata in traghetto di mezz'ora ci ritroviamo sull'isola di Chiloè, alla "fin del mundo" come la definiscono gli abitanti stessi. Non per niente la "Route 5", anche nota come strada panamericana che partendo dall'Alaska attraversa tutta l'America per il lungo, termina proprio sull'Isola di Chiloè.
Ci accoglie una pioggia costante e aggressiva, il che a quanto pare non è una sorpresa sull'isola. Infatti Chiloè oltre a condividere la natura cruda e aspra della Patagonia, è anche alla balìa dei venti che arrivano dal Pacifico. La costa di Chiloé è tutta frastagliata e l'isola è in realtà circondata da tante isolette più piccole. Come se la terra, nell'incontro scontro con le acque del Pacifico, si sia frantumata in tanti pezzetti. Il cielo si rischiara giusto in tempo per il tramonto, quando ci fermiamo in un posticino isolato, tra gli alberi che costeggiano una spiaggettina: la prima notte di campeggio libero. Prepariamo tavolo e sedie all'aperto, ma non appena il sole scompare il freddo umido ci penetra le osse e dobbiamo correre a rintanarci nel camper. Ringrazio di non aver badato al risparmio quando ho comprato il sacco a pelo per questo viaggio!!
Al risveglio il sole che ci spia tra le fronde degli alberi ci riscalda un pochino mentre beviamo il caffè, ma questo dura poco perchè una pioggia abbondante e aggressiva ci avviluppa per la maggior parte della giornata. Per fortuna dobbiamo soltanto guidare! Ci avventuriamo nelle strade di Chiloé dove per la maggior parte del tempo siamo soltano noi. Le strade si dipanano in un continuo su e giù, più che di curve a destra e sinistra. La colline sono verdi e puntaggiate qua e là da qualche solitaria casetta color pastello (e qui i Cileni non si risparmiano sulla fantasia: turchese, giallo, rosa sgargiante ...), ognuna circondata da cavalli o capre o mucche sparse in un vasto vuoto verde. Veniamo a scoprire solo tempo dopo che un trasloco a Chiloé consiste nel trasportare letteralmente l'intera casetta di legno, issata su tronchi di legno e trainata da buoi. Una grande festa per la comunità!!
Visitiamo alcune delle chiese di legno di Chiloé, patrimonio Unesco. Anche molte di queste sono colorate: gialla a Chonchi, azzurra a Castro, bianca a Dalcahue. Se da una lato vedere una chiesa con le sue colonne e navate tutta in legno è inusuale, d'altro canto ha del tutto senso su un'isola ricca di legno ma povera di qualunque altro materiale. Finiamo la giornata sul lato ovest dell'isola, quindi sulla costa pacifica. Il vento soffia ruvido sulla pelle, le onde sembrano minacciare chiunque a non entrare in queste acque pericolose. Eppure il paesaggio è maestoso e meraviglioso, la pioggia scompare poco prima del nostro arrivo e lascia il posto a ben due arcobaleni nitidissimi, coloratissimi, e che formano un perfetto arco completo da un lato all'altro. Oltre a noi e Wilma, sulla spiaggia ci sono solo due mucche solitarie che pascolano imperturbate. Che si tratti di una delle creature mitologiche di Chiloè, la "vaca marina", che vive nel Pacifico e lascia queste acque tempestose soltanto per ammaliare, e poi congiugersi, con un toro terrestre? La notte passa in un'atmosfera un po' mistoca, in balia del vento, e al mattino possiamo goderci un altro spettacolo di arcobaleni mentre beviamo il caffè.
Il resto dei giorni li passiamo combattendo contro la pioggia e il vento, ammirando casette di legno colorate e chiese solitarie, osservando barchette nelle tante insenature dell'isola, e soprattutto perdendoci nell'atmosfera di questa terra solitaria, ruvida, cruda, un po' dimenticata e che non puó farti sentire altrimenti se non magicamente perso alla "fin del mundo".
Cibo: Curanto! È il piatto tradizionale di Chiloé. Consiste in una montagna di frutti di mare racchiusa in una rete assieme a patate, tre tipi di carne, due diversi tipi di "gnocchi" e cotta in un forno a terra. Buonissimo, ma è coma assicurato! A Chiloé si può anche assaggiare il "loco" che consiste in un'enorme lumaca marina (più grande di una mano) che si trova soltanto lungo le coste dell'isola.
Musica: El Lobo Chilote di Héctor Pavez
La persona più cordiale: le mucche
Highlights del viaggio: abbiamo visto il primo gaucho di questo viaggio!
Lowlights del viaggio: pioggia pioggia e pioggia





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