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Cappadocia in mongolfiera

  • Immagine del redattore: Giulia Castellani
    Giulia Castellani
  • 25 ago 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

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La Cappadocia è un altro esempio della magnificenza della natura. Si tratta di un altopiano formatosi dall'accumulo di ceneri vulcaniche provenienti da 3 vulcani limitrofi. Le ceneri vulcaniche si sono sedimentate creando il tufo, una roccia molto facile da scavare. L'era glaciale che ha seguito il deposito di ceneri ha creato delle crepe e spaccature nella roccia e queste hanno direzionato il corso delle acque quando i ghiacci si sono sciolti. Il fluire dell’acqua ha scavato nella roccia trasformato queste crepe in valli e, ancora più meraviglioso, ha malleato completamente il paesaggio creando i famosi pinnacoli della cappadocia. Ogni pinnacolo in tufo è accompagnato da una grossa pietra adagiata in cima. È proprio grazie alla presenza di queste pietre che i pinnacoli si sono formati: lo scorrere dell'acqua sul terreno viene bloccato dalla presenza di qieste pietre, il flusso quindi si divide e l'acqua scorre sui lati della pietra. E qui scava e scava nel tufo fino a lasciare un pinnacolo con in cima, appunto, una pietra. A completare l'opera della natura, l'uomo ha usato questi pinnacoli per scavarci abitazioni, chiese, castelli. Il paesaggio, soprattutto con le illuminazioni della sera, ricorda Matera, meravigliosa cittadina italiana scavata, appunto, nel tufo. L'uomo non si è fermato alla superficie, ma ha scavato anche sotto terra creando immense città sotterranee, profonde fino a 7 o 8 livelli, tutte scavate nel tufo. Un esempio di queste é la citta sotterranea di Kaymakli. Per quanto si possa definire un'attivita puramente turistica (e costosa), non c'è modo più spettacolare di osservare i meravigliosi paesaggi della Cappadocia se non in mongolfiera. Bisogna partire al mattino presto per poter cogliere il sorgere del sole. Il mini-bus ci passa a prendere alle 3:30, ci porta a fare colazione e poi in gruppi di circa 5 persone veniamo portati al punto "di decollo". Ovviamente non c'è una sola mongolfiera, ma decine. Arriviamo ai campi di decollo al crepuscolo, le mongolfiere sono quasi pronte con i palloni gonfi ma ancora sdraiati a terra. Sembra un cimitero di mongolfiere, una distesa di palloni dormienti, in parte mi rimanda alle immagini dei tendoni del circo del cartone animato " Dumbo". Sono immensi. Arriviamo alla nostra mongofiera, è rossa e il pallone già fluttua in aria tenuto in posizione dalle fiammate. Saliamo scavalcando le pareti del cestello. Il cestello traballa, come un cavallo in stato di eccitamento pronto a lanciarsi al galoppo non appena si aprono le porte delle stalle. Ma all'improvviso non è un galoppo che percepiamo, bensì un leggero e silenzioso fluttuare. Iniziamo così a salire e salire e salire. Mi sorprende il silenzio assoluto, interrotto solo ogni tanto dal rumore delle fiamme che scaldano l'aria per tenerci a quota. Sempre più su. Siamo una delle prime mongolfiere ma piano piano appaiono in cielo anche le altre. Tanti colorati fichi capovolti. Il cielo intanto muta colori e le valli scavate nel tufo si colorano di rosa. La mongolfiera va su e giù, utilizza l'aria calda per raggiungere la quota in cui il vento soffia nella direzione a cui miriamo. Un leggero e silenzioso su e giù. Entriamo nelle valli, così vicini alle rocce che sembra di poterle toccare e poi di nuovo su, su e ancora più su. Il cielo è costellato di fichi colorati. Uno spettacolo mozzafiato. Piano piano il sole fa capolino, il cielo assume un colore azzurro intenso e le mongolfiere riflettono oro. Non so da che parte girarmi perche in ogni direzione è una meraviglia. Mi brillano gli occhi dall'emozione. L'atterraggio è sicuramente la parte più delicata. Miriamo ad un punto di atterraggio, i tecnici ci aspettano con l'auto e il carrello dove far poggiare la mongolfiera. Ma il vento e la posizione non sono buoni e lo manchiamo. Bisogna optare per il secondo punto di atterraggio. Mentre riprendiamo quota e ci allontaniamo vediamo gli omini correre in macchina e inseguirci al prossimo punto di atterraggio. Questa volta ce la facciamo, scendiamo e scendiamo fino a sentire un urto. Gli omini, ora di dimensioni reali, saltano sul bordo del cestello per aggiungere peso e fermare la mongolfiera. Ce l'abbiamo fatta, siamo atterrati. Ci danno un certificato e un bicchiere di champagne, come se potessimo diventare ancora più inebriati di quanto non siamo già. Torniamo a casa, fichi colorati negli occhi, un'esperienza meravigliosa nella memoria. Chiedimi se ne è valsa la pena (e il prezzo di 180€): sì, sì e ancora sì!


La persona piú cordiale: Alí, il benzinaio che ci ha offerto il caffé in cambio di una chiacchierata durante una breve sosta per far benzina


Musica: Anılar di Uğur Akdora


Cibo: non un piatto in partciolare, ma il picnic a base di pomodori, cetrioli e formaggio locale che abbiamo fatto nella valle di Ihlara


Highlights of the trip: la mattina che mia sorella doveva partire per l’aereoporto lo shuttle non arrivava, doveva esserci stato un fraintendimento. Il volo era alle 8:30, c’era un’ora di strada da fare in macchina e alle 6:30 ho iniziato ad essere presa dal panico!! Ho iniziato a rompere le palle a chiunque incontrassi nei paraggi: il ragazzo dell’hotel vicino, il tassista che chiaramente era venuto per altre persone e non per mia sorella, un tipo di passaggio … tutti mi dicevano: “don’t worry, she will make it”. Difficile da credere quando alla fine é partita alle 7 del mattino. Un’ora di ansia mentre era in viaggio. Be’, alla fine ce l’ha fatta!! E cosí sembra essere sempre in Turchia: alla fine funziona!


Lowlights of the trip: La Cappodia é estremamente commercializzata. Tutto si puó fare quasi solo e unicamente attraverso tour organizzati. Pink valley? 30€ per farla in quad. Pigeon valley? 40€ a cavallo. Insomma, tutto viene venduto in pacchetti. Per fortuna abbiamo noleggiato la macchina e siamo riusciti ad essere un po’ indipendenti e soprattutto pronti a fuggire non appena avvistavamo a distanza il nuvolone di polvere creato dalla mandria di quad in arrivo!!

 
 
 

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