Special VIP area
- Giulia Castellani
- 1 set 2022
- Tempo di lettura: 4 min

Il primo autobus in Iran ci porta da Tabriz a Teheran. Autobus notturno. Akro, un ragazzo conosciuto a Tabriz, ci aiuta a prenotare un biglietto tramite agenzia. Arriviamo al terminal degli autobus con soltanto una lettera scritta in Farsi, timbrata e firmata. Nessuna idea di cosa ci sia scritto, ma dovrebbe essere la nostra garanzia per i biglietti per Teheran. Funziona! Il nostro autobus ha scritto sui finestrini "special VIP area". Penso che sia diviso in classi, tipo classe economy e classe VIP (per noi ovviamente classe economy). Invece è tutta classe VIP, anche per noi!! I sedili sono spaziosissimi, reclinabili e con pure il poggiapiedi che si solleva. Quasi un letto. Però niente possibilità di ricaricare il telefono e nientre drink+snacks come invece funzionava in Turchia. Va bene, tanto dormiremo. Siamo gli unici stranieri e destiamo curiosità. Tale che alla prima fermata in autogril iniziamo ad essere attorniati da Iraniani che ci chiedono di dove siamo. Nessuno parla inglese quindi ce la caviamo a intuizione, gesti, e un po' di google translator. Tutti ci chiedono il contatto instagram, scattano selfie con noi, ci offrono bevande fresche, cena preparata da loro e che si erano portati al sacco, dolcetti fatti in casa e caramelle. Torniamo sull'autobus e faccio fatica ad addormentarmi tale l'impatto emotivo!!
Tutti gli autobus presi dopo sono stati uguali, e così tutti (o la stragrande maggioranza) degli iraniani conosciuti poi! Camminando per strada abbiamo come un neon luccicante in testa che dice "turisti", e in particolare turisti europei. Secondo me è soprattutto colpa del cappello da Sampei di Peter, io tutta vestita e con l'hejab in realtà riesco a mimetizzarmi abbastanza bene. Quindi tante persone si rivolgono a noi con un "where are you from?" o semplicemente con un "welcome to Iran". Alcuni si limitano a un paio di domande, altri si intrattengono per qualche minuto, altri si spingono fino ad inviti a cena! Sperimentiamo così la nota ospitalità iraniana in tutta la sua dolcezza.
L'esperienza più bella è stata a Kashan, città che mi ha affascinato moltissimo per la sua architettura e per le persone che abbiamo incontrato. È stata anche la città più rovente in cui abbiamo pernottatto. Kashan è stato il primo incontro con le tipiche cittadelle del deserto: edifici color sabbia e strade semisterrate dello stesso colore. Strade piccole e mai dritte, costeggiate da muri alti alti fatti in mattoni di fango e paglia essiccati. Arriviamo al tramonto e l'atmosfera è semplicemente magica con il sole basso che tinge il cielo di rosa e gli edifici di ocra. Dopo il tramonto il caldo continua ad essere soffocante. Ci sediamo in piazza a mangiare qualcosa e veniamo approcciati da una signora iraniana, Fatemeh, e suo figlio Javad. Dopo le prime domande di circostanza veniamo invitati a cena per il giorno dopo, siamo felici di accettare. Passeggiamo poi al Bazar che sta ormai chiudendo e verso la fine ci raggiunge una voce alle spalle "where are you from? Do you want to see the roof?". Asghar, un signore sulla sessantina, con una camicia (un tempo) bianca, pantaloni grigi e un cappello raramente visto in Iran, ci offre di farci salire sul tetto del bazar. Titubanti ma curiosi accettiamo. La vista è surreale. Il bazar è coperto da tante cupole, costruite con fango e paglia essiccati, che creano un paesaggio surreale, sembra di essere sul set di star wars. Dopo la vista sulla città veniamo invitati per molti molti thè nel bugigattolo dove Asghar lavora o parzialmente vive o non si capisce bene. È un bugigattolo nel seminterrato del Bazar. Quasi più un buco scavato nel terreno grande circa 5 metri quadrati. Non ci sono finestre e nemmeno un ventilatore per cui grondiamo sudore costantemente (quando usciamo la temperatura di 40°C ci sembra rinfrescante). La pulizia non è di certo il forte di questo posto, ma l'ospitalità scalda il cuore. Ci diamo appuntamento il giorno dopo a mezzogiorno. Inaspettatamente, Asghar ci ha preparato il pranzo, un tipico piatto iraniano (Abgoosht) che consiste in una zuppa di patate, polpettine di montone e spezie. Delizioso!! Poi ci fa salire sulla sua motoretta e ci porta a visitare la città (nonostante il caldo e la stanchezza che palesa dai suoi occhi).
La sera siamo invitati a cena da Fatemeh. Arriviamo e veniamo accolti come ospiti importanti: l'intera famiglia si è riunita per condividere la cena con noi. Seduti per terra, in un salone tradizionalmente persiano arredato da meravigliosi tappeti e cuscini, abbiamo l'onore di saggiare la vita di famiglia iraniana. Per aperitivo ci servono frutta fresca, cetrioli, e succhi alla rosa e zafferano. La tovaglia viene stesa sul pavimento e mangiamo seduti in terra. La cena viene servita verso le 22:00. Abbiamo il piacere di assaggiare un altro piatto tradizionale, il Gheimeh, che include le (da me adorate) bademjan (melanzane). Sicuramente tra le più buone che abbia mai mangiato!!! La cena viene accompagnata da doogh (una bevanda a base di yogurt simile all'Ayran turco e al Lassi indiano). Dopo cena giochiamo con i bambini e poi viene servito un thè alle erbe dolcificato con zucchero alla zafferano, fa bene per la digestione! Altri membri della famiglia arrivano nel frattempo, interessati a noi, alle nostre vite e abitudini, al nostro viaggio.
Lasciato Kashan il nostro viaggio continua con numerosi autobus, sempre in special VIP area per tutto il paese. E così continuano gli incontri, le persone che fermano la macchina per dirci "I love you!" e i numerosi inviti a cena o per un thè! Per tutto il tempo in questo paese meraviglioso ci sentiamo veramente di vivere in "special VIP area".
La persona più cordiale: Akhgar, Fateme e suo figlio Javad, e tutti gli iraniani che ci hanno offerto cibo, bevande, o anche solo un sorriso!
Cibo: bademjan!
Highlights of the trip: durante i quattro giorni a Teheran, tra Tabriz e Kashan, abbiamo pernottato in un ostello popolato da persone deliziose, sia per quanto riguarda lo staff (Dorsa, Amirrazi, and many others) che per quanto riguarda i viaggiatori (Sacha, Olga, Kumeait ...)
Lowlights of the trip: il caldo aumenta ad ogni spostamento e dobbiamo abituarci a vivere fradici di sudore
Foto: La Moschea di Agha Bozorg al tramonto, Kashan





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