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Truffa!

  • Immagine del redattore: Giulia Castellani
    Giulia Castellani
  • 15 ott 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

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Probabilmente doveva succedere prima o poi. Un po' come il 'Delhi belly': puoi stare attento quanto vuoi, ma basta una svista (o un po' di sfortuna) e ti ritrovi a passare un paio di giorni in compagnia ravvicinata del gabinetto! Il mal di pancia passa in due o tre giorni, mentre l'amarezza di una truffa lascia un segno più duraturo. Probabilmente ci siamo 'ammorbiditi' durante questo viaggio perchè l'ospitalità e generosità che abbiamo trovato a partire dalla Turchia orientale, per tutto l'Iran e anche in Pakistan ci ha reso aperti e poco attenti. Anche la zona dell'Himalaya (Himachal Pradesh e Uttarakhand) in India ci ha viziati per bene! Ecco, poi siamo arrivati in Rajistan, partendo con la bella Jaipur. Città romantica e colorata, ma dove ogni passo è una battaglia: i mendicanti, i guidatori di Tuk Tuk, i negozianti ... non solo è un continuo assillo (hey, come ti chiami? Hai bisogno del tuk tuk? Hey my friend, where are you from? Guarda la mia merce) ma tutti ti fanno il prezzo migliore, hanno il prodotto più buono, ti garantiscono l'offerta top. La parte più triste è che muore la gentilezza. Un'indicazione per strada, una stretta di mano, una caramella ... tutto ha un prezzo. E così quella gentilezza che ho incontrato a Rishikesh qui scompare del tutto. O quasi! Perchè esiste ancora in alcune persone, come la signora anziana che è intervenuta quando un uomo indiano ha chiesto un selfie con me in maniera troppo insistente (comunque a quella donna avevo comprato del cibo giusto pochi minuti prima). Il cuore allora si indurisce e impariamo ad ignorare, guardare dall'altra parte, anche se è un giovanotto sorridente, una madre affamata, un bimbo scarno. Il peggio, la vera truffa, è stata a Pushkar. Ero contentissima di lasciare Jaipur, grande città, e immergermi nell'atmosfera più tranquilla e familiare della piccola città, specialmente se si tratta della seconda città santa in India dopo Varanasi. Probabilmente speravo di ritrovare quella magica atmosfera di Manali o anche solo di Tapovan. In parte è stato così: Pushkar è piccola e tranquilla, colorate bancarelle si dispiegano per la strada principale trafficata prevalentemente da mucche e possiamo dedicarci a qualche acquisto e soprattutto assaporare il tipico Gulkan Lassi (Lassi alle rose). La città si evolve attorno alle sponde del lago considerato un lago sacro e dove si svolge il rituale noto come Pooja. La Pooja consiste in una preghiera per la famiglia accompagnata dal bagnarsi con l'acqua del lago in cui, alla fine della preghiera si rilasciano dei fiori e altri doni simboli di buona sorte e salute. Avevo letto di questa cerimonia ed ero emozionata all'idea di prendervi parte. Ma per prima cosa abbiamo deciso di andare a visitare il tempio di Brahma, dio creatore. E dal momento in cui ci siamo avvicinati al tempio siamo entrati nell'ingranaggio della truffa della Pooja! Arrivati al tempio siamo stati presi in carico da una catena di ragazzi, dal primo che ti indica dove lasciare le acarpe a quello che ti mette dei fiori in mano (metá da lasciare al tempio e metà da rilasciare nel lago) al ragazzo che si spaccia per uno studente del tempio e si offre di accompagnarti a posare i fiori al tempio e poi al lago. Una volta al lago ti mettono in mano un altro piattino di offerte e ti lasciano in custodia dell'ultimo personaggio di questa catena: il monaco (o cosí crediamo, perché ovviamente é una truffa). A questo punto io e Peter, che siamo stati tutto il tempo fianco a fianco, veniamo separati! Il monaco mi fa ripetere delle preghiere invocando i nomi dei familiari e poi chiede un'offerta, ovviamente indorando la pillola ('offri una cena alla comunità'). Qui inizio ad essere sospettosa, mi mostro titubante ma il monaco insiste, vuole farmi promettere sulla mia famiglia quante "cene" per la comunitá offrirò. Con gli occhi cerco Peter dietro di me, il monaco cerca di catturare la mia attenzione. Vedo Peter, chiamo il suo nome ma lui non mi sente. Sono confusa, una parte di me pensa che l'offerta richiesta sia troppa, l'altra parte di me crede alla buon fede di un monaco, all'interno di un posto sacro, che chiede offerte per i poveri della città. Sono a disagio, cerco nuovamente Peter, il monaco mi dice che anche Peter ha donato delle cene. Un po' stordita e confusa, alla fine decido di supportare la comunità e offro dei soldi. Alla conclusione della cerimonia io e Peter ci ritroviamo, entrambi un po' spaesati. "Ma tu quanto hai dato?" ci chiediamo a vicenda. Abbiamo un sapore amaro in bocca ma giustifichiamo la nostra scelta dicendoci che abbiamo dato dei soldi per la comunità, abbiamo fatto del bene. Il sospetto però ce l'abbiamo entrambi, quindi cerchiamo in internet e ci rendiamo conto di essere appena stati preda di una truffa!! Che tristezza e che rabbia. In fin dei conti nessuno dei due ha donato troppi soldi, l'amarezza più grande viene dal fatto che entrambi ci siamo sentiti al sicuro in mano a delle persone religiose, entrambi pensavamo di fare qualcosa di buono per i piú bisognosi e invece abbiamo semplicemente oliato una ruota marcia delle truffe. Questo non ha rovinato la nostra esperienza in India, assolutamente, ma ci ha reso piú chiusi, meno sorridenti verso le persone e sicuramente molto più sospettosi. Un gran peccato!

La persona piú cordiale: il ragazzo dell’ostello che ci ha consolato dopo la truffa, si é offerto di chiamare la polizia e aiutarci in questa situazione


Cibo: Il Lassi! A Jaipur siamo andati al famoso ‘Lassiwalla’ un posto affollato da persone del posto che serve il lassi dolce in tazze di terracotta usa e getta. E poi il lassi alle rose di Pushkar, una vera delizia!


Musica: Ankh Hai Bhari Bhari di Kumar Sanu


Highlights del viaggio: L’alba su Pushkar vista dal Tempio Savitri Mata in compagnie di tante simpatiche scimmie

 
 
 

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